Frontiere erranti
Autoritratto di un erede senza eredi
2025, Effigie
Massimo Rizzante torna, dopo alcuni anni di silenzio, pubblicando la sua quinta raccolta di saggi letterari dedicati a molti scrittori, pensatori e artisti italiani e stranieri (fra gli altri, Pasolini, Arrabal, Rushdie, Bolaño, il suo maestro Kundera, Gombrowicz, I. B. Singer, Sakamoto, Hsiao Chin, Fellini…). Il titolo del suo libro ci ricorda che le frontiere dell’uomo e dell’arte sono erranti. Non esiste un’arte nazionale, così come ogni individuo non appartiene solo al suo luogo di nascita. Se le frontiere dell’arte sono erranti, ciò non significa che in arte non ci siano gerarchie. Shakespeare, i Coldplay, la filmografia di Mel Brooks, l’ultima serie Netflix possono tranquillamente coesistere. Immorale è porli sullo stesso piano, in nome di quella che a partire dagli anni Novanta del secolo scorso si è affermata come una specie di religione che ha abbattuto ogni frontiera tra alto e basso, ovvero tra ciò che ha valore e ciò che non ce l’ha. Il Male, per l’autore, è precisamente fomentare questa religione. Nelle pagine del suo libro, inoltre, si esplora, con malinconica ironia, un altro Male della nostra epoca: il desiderio dell’uomo di liberarsi dal proprio passato. Nessun rinascimento culturale o rigenerazione umana sono possibili senza una messa a fuoco del passato. Oggi si pensa che sia sufficiente archiviarlo. La cosa può entusiasmare molti, soprattutto coloro che in segreto desiderano la fine dell’uomo, ma non certo colui per cui l’arte resta la custode della forma umana. Questa raccolta di saggi, infine, vorrebbe essere letta come un autoritratto. In fondo, la critica è una forma di autobiografia. Massimo Rizzante non può immaginare di scrivere su un autore che, in un modo o in un altro, non abbia incrociato il suo cammino. La sua forza critica e la sua originalità, perciò, sono sempre proporzionali all’intensità del trauma estetico che i suoi incontri, reali o immaginari, gli hanno provocato nel corpo e nella mente.