CONTRIBUTI
Post Scriptum
di Massimo Rizzante
Negli anni Novanta, mentre scrivevo le poesie della mia prima raccolta, Lettere d'amore e altre rovine, il caso, o forse quel fiuto immaginativo che ci fa avvicinare alle persone che ci sono affini senza neppure sapere chi siano, mi ha fatto incontrare Giuliano Mesa. Tra Venezia e Pesaro, abbiamo passato insieme una settimana. Un'intera settimana in compagnia di Giuliano non è un evento da poco. Io lo conservo nella mia memoria come un lungo sogno attraversato da poeti di ogni tempo: con Giuliano si passava da Omero a Vallejo nel giro di qualche battuta.
Questo cortocircuito tra tempi storici, per me, è l'essenza dell'arte. Si gira per i secoli spinti da un vento di inquietudini alla scoperta di parenti, amici, accoliti che formano una banda di sognatori che parlano diverse lingue, alcune addirittura già morte, aspettando che qualcosa accada.
A Giuliano erano piaciuti molto gli ultimi versi di questa mia poesia. Anche al telefono, le rare volte in cui ci siamo sentiti dopo quell'incontro tanto intenso quanto fugace, me li ripeteva, quasi a sigillare la nostra amicizia che non aveva più avuto occasioni di incarnarsi.
Io vedo Giuliano in quei versi, nell'«umile pietra» che non ha l'ambizione smisurata di andare a fondo... Giuliano anche quando andava a fondo, in tutti i sensi, restava di un'umiltà naturale, una virtù sconosciuta alla maggior parte dei poeti italiani che ho incontrato. E, naturalmente, proprio perché era naturale, veniva scambiata dai suoi colleghi come una forma di presunzione, di alterigia, di diserzione, di mancanza di impegno (l'impegno!), di galateo.
I poeti sono spesso gente poco frequentabile. Quasi sempre fanno la ruota e si vantano di ogni cosa. Quando poi covano il senso del potere – naturalmente mascherandolo come giusta ambizione – vogliono a tutti i costi segnare il territorio, occupare i rami più alti, deporre le uova nei posti più al sole. I loro nidi assumono così una dimensione spettrale: i loro parti poetici sono intossicati fin dalla nascita dal lungo purgatorio editoriale che hanno dovuto affrontare prima di vedere le stelle!
Sono contento che le poesie di Giuliano abbiano fatto in tempo a essere riunite e pubblicate prima della sua morte. Ha trovato un gruppo di amici, un editore entusiasta (La Camera Verde) e una porta per l'eternità.